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Cono Cimino
Illusioni del Vento
di Cono Cimino Ad un anno da “Ni simu rufrišcati a la Cìbbia ri la Sinacòca”, ecco“Illusioni del vento”. Con il primo lavoro hai dato ampia dimostrazione di come, attraverso le forme del nostro dialetto, quindi con unlinguaggio vernacolare, fosse, tra l’altro, possibile produrre poesia sublime sganciata da ogni contesto temporale, da ogni legame con il passato, la forma primigenia della parola (basti solo citare Lùgliu e Lu Cacùmmaru). Con il secondo, proponi poesia altrettanto straordinaria ancorché con un codice linguistico differente, l’Italiano, la lingua ufficiale. È questo il miracolo della diglossia o, più correttamente, della dilalia di cui la nostra generazione ha goduto, avendo avuto come lingua madre il dialetto e come lingua ufficiale l’Italiano. Una condizione che gli studiosi, unanimi, riconoscono essere la più benefica per l’animo e per la mente dell’uomo, ma della quale le nuove generazioni rischiano di non godere! Di questo dobbiamo farci carico tutti noi e le istituzioni, Scuola dell’obbligo in primis: scongiurare quello che Denison definiva il “language suicide”: l’oblio della nostra amata lingua madre! Ed i tuoi lavori sono una chiamata alle armi di straordinaria efficacia. Vincenzo Andriuolo€12.00
Ad un anno da “Ni simu rufrišcati a la Cìbbia ri la Sinacòca”, ecco“Illusioni del vento”. Con il primo lavoro hai dato ampia dimostrazione di come, attraverso le forme del nostro dialetto, quindi con unlinguaggio vernacolare, fosse, tra l’altro, possibile produrre poesia sublime sganciata da ogni contesto temporale, da ogni legame con il passato, la forma primigenia della parola (basti solo citare Lùgliu e Lu Cacùmmaru). Con il secondo, proponi poesia altrettanto straordinaria ancorché con un codice linguistico differente, l’Italiano, la lingua ufficiale.
È questo il miracolo della diglossia o, più correttamente,
della dilalia di cui la nostra generazione ha goduto, avendo avuto come lingua madre il dialetto e come lingua ufficiale l’Italiano.
Una condizione che gli studiosi, unanimi, riconoscono essere la più benefica per l’animo e per la mente dell’uomo, ma della quale le nuove generazioni rischiano di non godere! Di questo dobbiamo farci carico tutti noi e le istituzioni, Scuola dell’obbligo in primis: scongiurare quello che Denison definiva il “language suicide”: l’oblio della nostra
amata lingua madre! Ed i tuoi lavori sono una chiamata alle armi di straordinaria efficacia.
Vincenzo Andriuolo
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