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Nel Meridione è diventata retorica ed essenzialmente ripetitiva l’idea che i rapporti di famiglia e di comunità siano i veicoli più importanti per la stessa pratica della vita sociale. Non c’è dubbio che la questione delle relazioni tra famiglia, comunità e stato – senza voler scomodare la filosofia e specialmente quella idealistica che ha avuto tanto seguito in Europa nei due secoli passati – ha, nel Meridione, una speciale e irrisolta rilevanza, e prevede una particolare combinazione, con un dosaggio molto discontinuo fatto di accentuazioni della famiglia e della comunità e sottovalutazioni, espresse in vari modi, dello stato. Il quale, essendo un’entità più distante e razionale, non incontra, nella quotidianità, un grande successo pubblico, peraltro, come sappiamo, molto condizionato dal volto meno gradevole dello stato che tradizionalmente viene rappresentato da tasse, tribunali, forze dell’ordine, burocrazie e mediante una serie di altri aspetti ed obblighi poco allettanti. Nel testo di Amedeo Perilli non ci sono problematiche esplicite di questo tipo, ma ci sono certamente accenni e riferimenti a questo retroterra critico. Perilli va avanti per piccole storie, episodi, vicende, eventi che alla fine consegnano al lettore una visione delle relazioni umane vissute in un paese – nel senso appunto di una comunità – che costruisce giornalmente il suo essere e il suo divenire tra alti e bassi, con avanzate e ritirate, con progressi e regressioni, con personaggi buoni, meno buoni e non buoni, con scambi e interazioni felici e infelici tra soggetti e istituzioni più ampie e coinvolgenti. Siamo in presenza di una descrizione acuta ed emozionalmente intensa della comunità-paese: non quella attuale, ma quello di una volta. Perilli dice che si tratta di un paese perduto, che non c’è più. Ricostruirlo significa comunque riportarlo in vita; la memoria ha questa capacità particolare. La memoria non è solo memoria; seguirla nei suoi percorsi è un modo per pensare da dove veniamo e come siamo diventati noi oggi. In questo senso Perilli offre buoni strumenti per riflettere sulla nostra identità attuale. Con l’allusione che il paese perduto lo abbiamo perduto in primo luogo dentro di noi e la speranza che qualcosa possa essere recuperato per affrontare degnamente le sfide che ci attendono in un mondo cambiato.
Una silloge in cui l’autore riprende temi a lui cari quali la natura, l’amore, il rimpianto delle assenze, il dialogo con il dubbio che si colora di malinconica dolcezza, l’attaccamento alla propria terra. È poesia che rifugge le mode per un foedus che ha firmato con la propria anima da sognatore volante.
A una prima lettura la poesia di Angela Dibuono appare subito con caratteri espressivi taglienti e aggressivi, spietati e umbratili, tutti fusi insieme. Il tema della violenza serpeggia, ora tangenzialmente ora
massicciamente, in buona parte di Ventanas anche se non mancano la dimensione onirica e una ancestrale che fa capolino nei versi di questa poetessa.
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